Nutrizione pediatrica in età scolare

Una dieta scorretta è oggi il maggior fattore di rischio per ipercolesterolemia, ipertensione e obesità. Cambiamenti della dieta, anche modesti, sono associati a riduzioni significative di morbilità e mortalità cardiovascolare, diabete di tipo 2 e alcuni tipi di tumore, oltre ad importanti fattori di rischio già citati in precedenza, ovvero ipercolesterolemia, ipertensione e obesità. L’alimentazione gioca un ruolo cruciale sia come mezzo di prevenzione che come fattore causale.

 

Anche un cronico basso grado di infiammazione porta a sviluppare sindrome metabolica, steatosi non alcolica, diabete di tipo 2, obesità e altre malattie cardiovascolari.

In nutrizione non si può considerare solo l’apporto dei macronutrienti, ovvero carboidrati, grassi e proteine, ma è necessario avere un corretto apporto dei micronutrienti.

I bambini sono a maggior rischio di sviluppo di deficit di micronutrienti rispetto agli adulti poiché hanno un minore riserve e più gravi conseguenze a livello fisico e cognitivo.

I deficit di micronutrienti sono soprattutto legati alla qualità e non alla quantità degli alimenti assunti.

In età scolare i deficit più frequentemente osservati sono quelli di vitamina D e folati, seguiti da calcio, iodio e fosfato. In età adolescenziale anche l’anemia da ferro è molto diffusa

Numerose indagini dimostrano che l’assunzione di sale nei bambini è praticamente doppia rispetto alle raccomandazioni.

Le abitudini alimentari si sviluppano durante l’infanzia, preferenza per il salato compreso, l’indicazione a mantenere un basso contenuto di sale nella dieta e un apporto di potassio adeguato durante l’infanzia è fondamentale.

Anche l’apporto corretto di frutta e verdura diventa essenziale nella nutrizione pediatrica.

E’ importante seguire sempre la stagionalità soprattutto per quanti riguarda la frutta e gli ortaggi, questo permette di beneficiare al massimo della quantità nutrizionale di un determinato alimento e naturalmente migliorare la sua biodisponibilità ovvero la quantità che viene effettivamente assorbita a livello intestinale.

Proteine nella nutrizione pediatrica

Nell’ambito di un corretto stile di vita la dieta deve essere adeguata alla spesa energetica e ai fabbisogni per la crescita.

Il fabbisogno energetico è dato dall’energia consumata nelle 24 ore originata da processi necessari a mantenere in vita l’individuo, comprendenti locomozione, assunzione, digestione, assorbimento e metabolizzazione dei nutrienti e dell’accrescimento. Proprio per quest’ultima voce, è importante precisare che diete privative in età pediatrica sono fortemente sconsigliate.

L’influenza dell’apporto proteico del bambino parte fin dall’allattamento.

L’effetto preventivo del latte materno nei riguardi dell’obesità può in parte essere spiegato con il suo basso contenuto proteico. Studi indicano che, l’indice di rischio per futuro sviluppo di obesità per l’allattato al seno nei confronti dell’allattato artificialmente è stato quantificato intorno a 0,8.

Qualora l’apporto di proteine con la dieta superi le necessità metaboliche la risposta endocrino-metabolica sarebbe in grado di indurre una crescita più rapida ed un aumento sia della massa grassa che della massa grassa.

L’influenza di un eccessivo apporto di proteine può spiegare il caratteristico quadro del bambino affetto da obesità: rapido accrescimento, pubertà anticipata e massa grassa e magra elevate. Un precoce eccessivo apporto di proteine può influire sull’assetto ormonale e metabolico contribuendo allo sviluppo di sovrappeso e obesità per gli anni successivi.

Resta inteso che l’apporto delle proteine nel bambino rappresentano un costituente essenziale per l’organismo.

Dott. Massimo d’Angelo, nutrizionista pediatrico. Visite specialistiche: Milano, Padova, Bologna e Firenze. Tel: 3277728159

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