L’obesità nei bambini è oggi una delle grandi emergenze sanitari dei paesi industrializzati e l’italia è nei primi posti in Europa.
E’ difficile identificare la proporzione di rischio conferita dai geni trasmessi al figlio rispetto al rischio ascrivibile all’ambiente condiviso, cioè legato alla convivenza tra figlio e genitori, fatto di abitudini nutrizionali e motorie, stile di vita ecc.
Lo stato nutrizionale e di salute materno, le abitudini nutrizionali e motorie della madre, funzionalità placentare ecc. influenzano in maniera determinante il rifornimento del feto che, a loro volta, concorrono a determinare sia la massa corporea e l’accumulo lipidico che i processi di accrescimento e differenziazioni delle aree celebrali deputate e alla regolazione dell’omeostasi metabolica e ponderale (tra cui centri della fame e della sazietà).
Il figlio di genitori obesi ha di per sé un rischio almeno il doppio di diventare obeso rispetto a quello del nato da genitori normopeso.
Ulteriori fattori di rischio di sviluppo di obesità sono anche il tipo di allattamento e la velocità di crescita nel primo anno di vita. Come già parlato nell’articolo “nutrizione pediatrica in età scolare”, Il piccolo allattato al seno ha un rischio minore di diventare obeso rispetto a quello allattato con latte formula. Questo sia per la composizione stessa del latte umano rispetto a quello formulato, sia per le modalità di somministrazione e assunzione.
L’introduzione di cibi solidi prima dei 4 mesi di vita è un acceleratore del processo.
Un fattore di rischio ancora più forte di obesità persistente è la presenza di obesità in età prescolare. Dati robusti hanno mostrato che solo il 15% dei bambini obesi a 5 anni è normopeso a 15 anni.
L’eccesso di peso insorto in età evolutiva tenda a persistere anche in età adulta, tanto che il 70/80% degli adolescenti obesi è destinato a diventare un adulto obeso.
Le ragioni possono essere molteplici:
Inoltre, gli adolescenti tendono ad accettare con più difficoltà una qualche forma di controllo nell’ambiente familiare, interrompono più frequentemente la terapia e dispongono di maggiori possibilità per evitare il trattamento.
Il bambino obeso presenta frequentemente fattori di rischio metabolici e non metabolici, fino a manifestare morbilità conclamata per:
Evidenze suggeriscono l’importanza e l’urgenza di riconoscere precocemente soprappeso e obesità nell’infanzia, di trattare l’eccesso ponderale e le sue complicanze, e di attuare percorsi terapeutici maggiormente efficaci per un cambiamento permanente dello stile di vita.
Trattamenti di dietoterapia classica con l’intervento di uno schema dietetico schematico più o meno ipocalorico non può rilevarsi efficace. Tolto il primo momento di entusiasmo, le ricadute e gli insuccessi a lungo termine rischiano una evoluzione dell’eccesso ponderale verso forme più gravi e complicate.
L’obiettivo della terapia non deve prevedere un rapido calo ponderale attraverso diete ipocaloriche di breve durate, ma l’ottenimento di un cambiamento permanente delle abitudini alimentari e dello stile di vita del bambino, che coinvolga l’intero nucleo familiare e definisca ambiti di intervento realistici.
Punti importanti:
Come già specificato in precedenza, programmi nutrizionali fortemente ipocaloriche protratte nel tempo sono da evitare. Le stesse hanno le seguenti conseguenze:
Il buon esito della terapia è fondamentale la relazione che si stabilisce tra specialista, bambino e famiglia: essa deve confarsi sull’ascolto empatico e il ruolo attivo del paziente.
Attraverso la BIA, unico esame strumentale in ambito ambulatoriale per la misurazione della composizione corporea, sarà possibile avere un report di molti dati sulla composizione corporea, tra cui la massa grassa. Di seguito il grafico di riferimento per calcolare l’indice di sovrappeso/obesità in base alla massa grassa misurata:
Dott. Massimo d’Angelo, nutrizionista pediatrico. Visite specialistiche: Milano, Padova, Bologna e Firenze. Tel: 3277728159